Monday 2 January 2017

Una foto una storia. In Eritrea

 C’è stato un tempo non troppo lontano in cui il progresso viaggiava in treno. A fine Ottocento il futuro si costruiva una traversina dopo l’altra. Fu così che in Africa le potenze coloniali edificarono ferrovie in ogni dove e l’Italia non fu da meno. Dal 1887 iniziò a costruire la prima strada ferrata eritrea: partiva dal porto di Massaua e dopo 26 chilometri arrivava alle fortificazioni di Saati. La più importante, che univa Massaua con la capitale Asmara, venne costruita a partire dal 1900. Fu inaugurata nel 1911 e allora si disse che rappresentava «un trionfo dell’ingegneria italiana». In effetti lo era. Dal mare saliva ai 2500 metri di altitudine di Asmara sfidando pendenze ardite e attraversando paesaggi maestosi. Si disse che era la ferrovia più bella di tutto il continente e forse era vero. Per coprire i 118 chilometri ci volevano dieci ore e un’infinità di sbuffi delle pesanti locomotive a vapore. Tutto cambiò dal 1936 quando nell’Africa Orientale Italiana arrivarono le nuove Littorine Fiat, il cui sbarco al porto di Massaua è ritratto in questa immagine. La A62 aveva un motore a benzina da 120 cavalli e una velocità massima di 50 chilometri orari: una rivoluzione. Finalmente era possibile effettuare il viaggio in sole 4 ore.
Tante per le nostre abitudini, ma meglio rispetto al nulla odierno: dal 2003 la ferrovia, l’unica dell’Eritrea, è chiusa. Effettua solo servizi turistici. Passano gli anni e la storia non cambia. Ma se prima erano gli italiani a costruire le ferrovie ora gli ingegneri sono cinesi. Sempre nel Corno d’Africa a ottobre è stata inaugurata la linea Gibuti-Addis Abeba. Segue il percorso dell’antica ferrovia coloniale francese e accorcia il viaggio da 72 ore a 12, aprendo il mercato etiope ai commerci internazionali.
La rivoluzione viaggia ancora in treno. readmore

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